Classica

A Spoleto anche la musica è dei due Mondi

A Spoleto anche la musica è dei due Mondi

Nel primo week-end del Festival di Spoleto, la sezione musicale si fa notare per la varietà dei linguaggi, con punte di eccellenza.

Dopo lo splendido esordio del Don Giovanni (di cui abbiamo parlato in questo articolo) musicale e teatrale insieme, attraversiamo alcune delle suggestioni musicali offerte nel primo fine settimana del Festival dei due Mondi.

Da Mezzogiorno a sera

Nei tradizionali appuntamenti dei concerti del Mezzogiorno e delle diciannove, abbiamo seguito due dei primi appuntamenti: anzitutto il bravo Quartetto TAAG, che propone Franz Schubert (Quartettsatz D.703), Franz Joseph Haydn (Quartetto in fa minore op. 20 n. 5) ed un assai impegnativo Claude Debussy (1862–1918) con l'unica sua scrittura di genere: il Quartetto in sol minore op. 10 L.85.
Inoltre, il giovane quartetto d'archi Manfredi che ha eseguito con stupefacente maturità e freschezza il Quartetto in mi bemolle maggiore op.33 n. 2 “Lo scherzo”, opera dalla complessa scrittura, in antitesi con lo spirito giocoso dello scherzo: esecuzione resa fluida e spontanea con staccati e cambi repentini di tempo eseguiti con perfetto feeling; assai carino il momento finale, quando hanno indotto il pubblico ad applaudire per poi fermarlo e staccare il finale. Ma la concentrazione sale sul quartetto beethoveniano (in mi minore op. 59 n. 2), soprattutto nel secondo movimento romantico che costa qualche difficoltà ed imprecisione letta negli sguardi e nel sudore, ma il regalo finale è magnifico: l'Allegretto furioso di Šostakovič è eseguito con attacchi decisi e perfezione tecnica.

Dalla Colombia al Requiem

Grazie alla collaborazione con il Festival Internacional de Musica de Cartagena, sono presenti a Spoleto due gruppi colombiani con diversi repertori e generi. Il primo, composto dal violoncellista Santiago Canyon e dal pianista Luis Andrés Castellanos, fonda le sue radici nella musica classica colombiana tradizionale.
Nella sala Pegasus nessun sombrero vueltaio a ritmo di cumbia e bambuco: Santiago Cañón al violoncello e Luis Andrés Castellanos al piano hanno eseguito brani della musica classica colombiana da loro trascritti alternandosi tra soli e duetti. Delicato e sognante il tocco del pianista sul brano Lejano Azul di L. A. Calvo, dinamico e preciso l'archetto sul porro della suite di G. Montaña, Altissima l'intesa e la delicatezza del duo sulla sonata di Guillermo Uribe Holguín.

Nella piazza del Duomo, appuntamento con la riflessione ed il raccoglimento con la dedica al terremoto che ha colpito il centro Italia: il Festival ha commissionato a Silvia Colasanti un Requiem per Soli, Coro e Orchestra con testi latini della Messa da Requiem uniti a nuovi testi scritti dalla poetessa Mariangela Gualtieri.
Un congedo ai morti ed alle piccole e grandi ombre, con struttura oratoriale, reso molto bene da coro ed orchestra nella fase esecutiva, ma di cui non si è avvertito il peso specifico atteso in quella produttiva e progettuale, sia nei testi, sia in una struttura armonica poco elaborata, con sequenze di unisoni e crescendi, interpuntati da perle di bandoneon di Richard Galliano.
 

 

Una Finestra sui Due Mondi

Dopo star come Juliette Gréco, Tim Robbins, John Malkovich, Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe, è il turno di Santiago Canón, violoncellista di Bogotà di 22 anni, e Brian Michael Moore, tenore di Cincinnati di 25 (Don Ottavio nel Don Giovanni): ecco i nuovi vincitori dei premi Speciali Monini 2017 "Una Finestra sui Due Mondi", all’insegna dello spirito originario del Festival e per lanciare un segnale a favore dell’istruzione musicale in Italia.